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All content Copyright © 2009 by artist Giovanna Mancuso
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1. ATTESA
Il tempo, scrive Pascal, è la misura di tutte le cose. Nel corso del tempo, cambia il fare dell’uomo, muta la sua
esperienza insieme ai segni che la compongono e la rappresentano.
Guardando la produzione recente di Giovanna Mancuso, mi sembra di avvertire una segreta coerenza e un’intima
continuità, come se il tempo avesse mutato in silenzio l’ordito della tela lasciando intatto il travaglio interiore
dell’artista di fronte ad essa.
Ci accostiamo a questi lavori lasciando che l’occhio indugi per un momento su un frammento di immagine e poi
che si perda liberamente sui giochi cromatici e sulle superfici colorate, rese più gioiose dalla presenza di elementi
figurativi. Ogni pennellata sembra indicare il gesto calmo e misurato dell’artista; il segno è circolare: si regge da sé e
nel contempo si salda in un nucleo indissolubile alla natura dell’intera composizione, la supporta e la completa.
Abbiamo di fronte una pittura che rimanda ad una logica complessa nella quale nulla può esser aggiunto e nulla
sottratto, un’armonia colorata che prende vita nello sguardo dell’osservatore e si fa incanto, visione segreta. Davanti a
queste opere non possiamo che aprirci per condividere l’esperienza dell’artista: il suo racconto è stato dipanato sulla
tela per noi, e a noi viene offerto il mistero e il lavorìo sottile della sua trama delicata. Una forma d’arte, questa di
Giovanna, che richiede empatia immediata; un contatto da cuore a cuore, stretto in un dialogo silenzioso.
“La pittura è cosa mentale”, scriveva Leonardo. Ma proviamo ad evocare la figura di un pittore davanti al
cavalletto…Lo immaginiamo immobile in rigorosa contemplazione? Al contrario, lo vediamo danzare in una frenesia
gestuale, in un andirivieni di volteggi ritmici. La pittura moderna, da Pollock in poi, è tutta pittura ”d’azione”. Tuttavia,
se penso al lavoro della nostra pittrice, immagino silenzi e pause… Gesti lenti in un tempo misurato, sospeso.
La pittura della Mancuso, benché astrattizzante, a tratti ritorna alla sua fase primigenia e mentale, nella quale ogni
gesto è misurato, soppesato e sottoposto ad attenta verifica espressiva. Come gli architetti (e i filosofi) calcolavano
l’incidenza della luce dalle finestre delle cattedrali gotiche, cosi Giovanna misura l’effetto della pennellata e la somma
del colore sulla superficie della tela. Somma di luci nell’aritmia del colore. Ma non di luce solare e calda si tratta, il suo
risultato è quasi l’opposto: ella mira a “raffreddare” la superficie per sottrarre peso e inondare di bianco la trama sottile
dell’esistenza. In questo percorso che proponiamo, il bianco assume il senso dell’infinito, anzi: dell’infinita possibilità
dell’esperienza umana, la quale amplifica e non cancella il divenire. E nell’ultimo divenire (con compiaciuto paradosso
linguistico), le sue tele si riempiono di figure infantili, come ad evocare il vissuto recente dell’artista e le gioie materne
e il suo slancio felice verso il futuro…
La pittura, nella mente di un’artista, è davvero “la misura di tutte le cose”; aspettiamoci, nel corso del tempo,
ulteriori slanci e rinnovate partenze.
2. RIPRESA
…Riprendere a dipingere. C’è una malia indicibile nel gesto di un’artista. Essa è ancora maggiore quando ricomincia a
dipingere. Come dire che riprende ad amare e riprende a sognare. Sfrondando la pagina, diciamo: ricomincia a
progettare. Il progetto pittorico è la risultante della stratificazione dell’esperienza; mentre la mente elabora, sogna,
somma, essa si accumula sotto forma di materia pittorica sulla superficie. Felice è colui che riesce a concretizzarla
dando trama, sostanza e colore ai sogni dai quali, che ci piaccia o no, siamo intimamente creati.
Orazio Crispo
G I O V A N N A M A N C U S O
A R T B O O K
“Lo stile è un modo semplice
per dire cose complicate”.
Jean Cocteau
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